“Lo Stato non ci protegge; il nostro prodotto si sta inflazionando”
“Siamo preoccupati; le nostre nocciole potrebbero perdere valore”. A parlare, sotto voce, sono i numerosi piccoli produttori del Viterbese. Quindicimila ettari di piante che si estendono nella bassa Tuscia, nelle periferie di Civita Castellana.
A incutere timore è il monopolista del mercato globale: la Ferrero, produttrice della amatissima nutella. Il maggior produttore di nocciole è la Turchia, con il 70% del totale. Ma alla Ferrero non conviene più trattare con gli “intransigenti turchi”, capaci di far muro e di imporre il loro prezzo; meglio fare affari con tanti, sparsi per il mondo, e piccoli. E così ecco spuntare l’Italia.
Nel nostro Paese sono partiti gli incentivi regionali a piantare nocciole. Accordi politici e commerciali studiati a tavolino. In Lazio, Basilicata, e Piemonte. I produttori italiani preesistenti, nel frattempo, perdono terreno.
“Negli scorsi anni le nostre nocciole valevano oltre 5 euro al chilo, invece ora stanno iniziando le oscillazioni”, spiega Luca, che ha 25 ettari di prodotto nel Viterbese. “Quest’anno – aggiunge – c’è stato un piccolo calo nel prezzo e poi abbiamo verificato che la stessa oscillazione c’era stata anche nelle altre aree italiane di produzione”. E cioè in Campania e Piemonte.
Si capisce bene, quindi, chi sta iniziando a imporre il prezzo su scala nazionale. “Con un monopolista alle porte di casa ora non siamo più sicuri di niente”, si lamenta Leo, che negli ultimi 3 anni ha investito 100mila euro per convertire parte dei suoi terreni in noccioleti.
“Ci ho rimesso tanti soldi – aggiunge – per ritrovarmi in un mercato che ora tende ad inflazionarsi”. In passato la richiesta era bassa, ma ora tutto sta cambiando in fretta. A dettare legge e prezzi, in un baleno, è arrivata la Ferrero.
Ma quanto è made in Italy la multinazionale originaria di Alba?
Secondo i nocciolari di Viterbo molto poco. “Nella nutella c’è il 12 % di nocciola, poi olio di palma e tanto zucchero”.
Considerando le nocciole turche, l’olio di palma che non si sa da dove viene, e lo zucchero ancor meno, ecco che l’italianità diventa una pura “invenzione” commerciale.
Chi produce nocciole locali, invece, e cioè campani, viterbesi e piemontesi, restano gli unici ‘italiani’ sicuri della filiera. Eppure rischiano di vedersi pagare sempre meno il prodotto in un mercato che sta crescendo.
I produttori del Viterbese si chiedono: “Cosa fanno lo Stato, i sindacati e la politica per difendere il valore delle nostre produzioni storiche?” Niente, ovviamente. O meglio, fanno accordi con Ferrero. Una battaglia impari; e già si intuisce come andrà a finire…
Eugenio Bonanata
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